Ci sono dolori che lasciano cicatrici indelebili nell’anima di chi li vive, dolori che ci costringono a lottare a volte persino contro noi stessi, lo sa bene Pietro Tulipano, che con il suo romanzo “Il cavaliere Nero”, epic fantasy targato DZ Edizioni, affronta questa ed altre tematiche.
Oggi ho avuto il piacere di chiacchierare con lui a proposito del suo libro.
D: Ciao Pietro, benvenuto!
Partiamo subito con la domanda più semplice.
Da dove nasce “Il Cavaliere Nero”?
R: Ciao!
Il Cavaliere Nero nasce da un esercizio e un bisogno. Quando ho scritto le prime righe, era semplicemente una scrittura libera fatta per esercitarmi. Ho buttato giù un pezzo casuale insomma, che ha toccato delle tematiche a me molto care e che avevo un gran bisogno di indagare. In particolare quelle relative al rapporto tra l’uomo e i suoi mali interiori. Sul come delle idee o dei pensieri fissi e dolorosi riescano a consumarci. Una metafora delle ossessioni o delle depressioni che talvolta attanagliano l’uomo senza preavviso, in certi casi fino a stravolgerne la vita. Quando ho finito di scrivere quel primo pezzo, ho capito che non potevo considerarlo un semplice esercizio di scrittura. Ormai mi aveva completamente coinvolto e da quel breve passaggio era già scaturita una trama con tutti i relativi personaggi e figure simboliche. E così è nata la storia, che aspettava solo di essere scritta.
D: Come precedentemente anticipato, nel tuo romanzo c’è una tematica che prevale sulle altre, ovvero il dolore.
Ti va di parlarcene?
R: Certo che sì.
Confermo quello che hai appena detto, la tematica di fondo del libro è senz’altro il rapporto dell’uomo con il suo dolore. Il Cavaliere Nero è infatti un simbolo, e rappresenta il dolore, le paure, le ossessioni dell’essere umano. È un male che lascia il segno su chi lo subisce e rende quindi (in parte) le sue vittime dei suoi prodotti. Lui li ha resi come sono con il suo passaggio, facendoli soffrire. Così, la caccia/lotta del protagonista ha un significato molto esistenziale: si misura e combatte con il suo dolore e, così facendo, combatte anche se stesso. Anche il tema dell’essere nemici di se stessi è molto importante, come vedrai leggendo, anche se parlandone si potrebbero rischiare un po’ di spoileroni …
D: Toglici un’ultima curiosità: Quando è nata in te la necessità di scrivere?
R: La necessità di scrivere, intesa come ricerca e riflessione, è nata presto in me. Ma per molto tempo si è tradotta solo in dei quaderni di riflessioni che scrivevo nel tempo libero, una sorta di diari di pensieri più che di attività. La voglia di mettermi in gioco con dei veri e propri romanzi è arrivata dopo. Non sapevo se sarei stato in grado di fare quel salto di qualità: passare da una scrittura scomposta, di piacere, con cui annotare riflessioni alla stesura di libri veri e propri, con trame strutturate e personaggi ben costruiti. Dal mio punto di vista, è il giudizio dei lettori a sancire la riuscita o meno di questi miei lavori e sono felice di aver raccolto, ad oggi, molti pareri entusiastici. La cosa che non avevo previsto quando ho iniziato, è che la necessità di scrivere non è diminuita scrivendo libri, anzi è aumentata. Così ora mi trovo con due lavori pubblicati e molti altri in stesura che, spero, vedranno presto la luce.
A me non resta che salutare Pietro e ringraziarlo per la sua disponibilità.
Vi aspetto Martedì prossimo, buona lettura.
Un abbraccio
Elena