Bentornati alle Interviste Scemiserie, l’unico format che vi farà dubitare della sanità mentale dei vostri scrittori preferiti. Quest’oggi avremo con noi Filippo Mammoli, autore del romanzo Oltre la Barriera e della raccolta di racconti Sospesi sul Nulla. Se ancora non lo conoscete venite a scoprirlo con noi. Non potrete più farne a meno. Volevamo rendere in fonetica l’accento toscano del nostro ospite, ma ahimè scrivere l’intera intervista con la C aspirata sarebbe stato un problema. Quindi ve la beccate così com’è. Ma andiamo a cominciare.
Daniele: Benvenuto Filippo, sono molto felice di averti qui e mi piacerebbe partire subito con forse l’unica domanda davvero seria dell’intervista. Dai tuoi romanzi e racconti emerge una grande capacità d’immergerti nei carnefici, di cui sottolinei spesso una normalità distorta. Come mai hai scelto questo punto di vista piuttosto inusuale?
Filippo: Ciao a tutti e grazie della domanda. Mi piace dare il punto di vista di personaggi diversi e credo sia molto importante riuscire, o quantomeno provarci, a immedesimarsi anche nei cosiddetti cattivi. Che poi cattivi fino in fondo non lo sono mai e in ogni caso è importante capire perché lo siano diventati e in quali circostanze dimostrino una scarsa empatia con i propri simili. La normalità è un concetto sfuggente e abusato e sono convinto che in fondo in fondo, nessuno è normale se visto da vicino. Abbiamo tutti i nostri bei lati oscuri e per quanto ci sforziamo di occultarli, escono fuori quando meno ce lo aspettiamo e parlano di noi e del nostro vissuto più delle nostre qualità positive. Un altro aspetto da considerare è che mi piace indagare la psiche che produce ragionamenti distorti anche per rendere riconoscibile la loro infondatezza e provare a disinnescarli.
D: Davvero interessante. Ho apprezzato molto il ragionamento sul lato oscuro presente in tutti quanti. Dopo aver parlato dei personaggi negativi, però, viene spontaneo chiedere quale sia, tolto dove non batte il sole, il lato oscuro di tuoi protagonisti positivi. Ce ne vuoi parlare?
F: Se penso a Oltre la barriera, sia il protagonista che la coprotagonista non hanno lati oscuri evidenti, solo debolezze molto umane. C’è invece un altro personaggio importante, che combatte con i suoi fantasmi e pagherà caro questo suo conflitto interiore irrisolto. Credo che sia però nei racconti della raccolta Sospesi sul nulla che le pulsioni più impure e a volte malate, fanno sentire la loro voce nei personaggi con una chiara connotazione positiva. Questo perché sono stati costretti a venire a patti con una realtà che hanno sempre combattuto perché gli è andata stretta, ma spesso hanno avuto la peggio. Quello che emerge è un lato oscuro verso il quale non si può che empatizzare, una sorta di reazione allergica incontrollabile alle storture del mondo.
D: Affascinante questo aspetto delle storture del mondo. Quali sono, secondo te, le storture che rendono questo mondo inaccettabile? E cosa faresti per rimediarvi se tu fossi il padrone di ogni cosa?
F: Scusa un attimo, devo riuscire a smettere di ridere… io padrone del mondo! Ok, sì, ci sono. Mi vedo costretto a sgombrare il campo da pericolosi equivoci: non credo esista nessun padrone del mondo, nessuna entità superiore né fisica a né eterea. Insomma, per farla breve, non credo in alcun Dio di qualsivoglia religione, presente o passata, come avrà intuito chi ha letto Oltre la barriera. Penso che postulare una divinità costituisca un freno e un limite alle possibilità e alle responsabilità dell’uomo, unico vero artefice del bene e del male su questo pianeta sperduto ormai prossimo al collasso. Bè… se avessi qualche super potere, mi limiterei a mettere tutti in condizione di studiare e viaggiare in modo da avere gli strumenti per conoscere sé stessi e gli altri nel modo più aperto e profondo possibile. Senza esagerare né abbandonarsi a commenti da libro cuore, credo che ne risulterebbe senz’altro un mondo migliore.
D: Sempre rimanendo in tema storture del mondo, in un’altra intervista una collega aveva suggerito l’idea di decidere l’esito delle guerre tramite una gara sportiva. Saresti d’accordo? E credi che sia possibile visto il fervore quasi religioso che ruota attorno al calcio?
F: Costituirebbe senz’altro un passo avanti nella direzione di ridurre e ritualizzare i conflitti. Credo però che finirebbe solo per diventare una guerra di tipo diverso, forse con meno morti sul campo, ma con fazioni altrettanto accanite e violenze ugualmente palesi. Il problema dell’atteggiamento da tifoso non affligge esclusivamente il calcio o lo sport in genere. Ormai sembra obbligatorio non solo esprimere un parere su tutto, che se non ne sai nulla andrebbe bene anche tacere, ma prendere una posizione netta e difenderla con fervore religioso.
D: Continuiamo a parlare di fervore e fanatismo, ma cercando di alleggerire un poco la tensione. Secondo te, Marte è definito il pianeta rosso perché è politicamente schierato a sinistra? In tal caso ritieni possa esistere nell’universo un pianeta verde Lega? In relazione a ciò, credi esista davvero una forma d’intelligenza extraterrestre?
F: Voglio dare per scontato che ogni persona dotata di QI superiore a quello delle vongole di Portoferraio abbia visto gli episodi di Fascisti su Marte del grande Guzzanti di qualche anno fa. In caso contrario vi lascio il tempo per andare a vederli su YouTube. È chiaro che quel pianeta sia rosso non per caso, bensì in quanto bolscevico e traditore. Mi spingo più avanti: è anche l’unico comunista rimasto nel sistema solare, vista la decimazione operata da Silvione prima e lo sterminio finale portato a termine poi dal suo figlioccio Matteo da Firenze. Quanto al pianeta verde Lega, mi rifaccio a teorie scientifiche ampiamente superate, che però fanno proprio al caso nostro. Credo che l’esistenza di un pianeta simile sia vietata dal principio dell’horror vacui. La natura rifiuta il vuoto, almeno su scala interplanetaria. Riguardo a quella che potrebbe essere un’intelligenza extraterrestre, preferisco rinunciarvi dopo aver conosciuto la demenza terrestre che alberga ovunque sventolino quelle bandiere verdi.
D: Hai proprio ragione, l’Italia attraversa un periodo fosco. Credi che scommettere su Ivan Draghi sia la scelta migliore? Oppure pensi che l’Italia meriti un altro Premier? Magari qualcuno con l’integrità morale di un testone dell’Isola di Pasqua e le mani pulite come la pelata di Mastro Lindo?
F: Sto rispondendo a questa domanda due minuti dopo l’annuncio della lista dei ministri del governo Draghi. Io sono convinto che la classe politica rappresenti uno specchio abbastanza fedele del paese che lo ha eletto. Decidi tu se questa equivalenza sia più deleteria per la politica o per la popolazione. Si continua ad accapigliarsi da anni con lo stesso spirito fazioso da tifoseria intorno al nome del premier e a quale sia la personalità idonea a guidare l’Italia. Ecco, io credo che questo ragionamento sia la testimonianza di uno dei mali peggiori che affligge storicamente il nostro popolo: la ricerca dell’uomo forte al comando, del leader in grado di risollevare le sorti di una nazione. Ragionando così e demandando a uno o a pochi il compito di risolvere tutti i problemi, dimostriamo ingenuità e poca voglia di migliorarci. E quindi ci meritiamo né più e né meno quelli che abbiamo ora.
D: Apriamo ora un apostrofo rosa tra le parole ci arrestano se andiamo avanti di questo passo. Tanti apostrofi per tante parole. Comunque… nei romanzi non romance, ultimamente, l’amore ricopre un ruolo quasi sempre subordinato all’odio. Credi che sia giusto? Non pensi che forse pensare di più a limonare e meno ad accoltellare potrebbe farci bene?
F: Chiudi una porta con vista sull’Inferno per aprire un vaso di Pandora. L’amore è uno degli argomenti trattati peggio dalla letteratura contemporanea. Ho l’impressione che molti romanzi, tra cui alcuni del genere romance, incentrino storie e libri interi su questo sentimento senza riuscire ad approfondirlo davvero, non dicendoci niente di nuovo e affidandosi a stereotipi da pubblicità patinate. È poi vero che ci si schiaccia anche sul lato opposto, dove odio, violenza e sangue la fanno da padrone in molti thriller o horror. Lungi da me ogni intento moralista, mi sembra però che anche nella letteratura si assista a una polarizzazione che sa di impoverimento. Per tornare alla tua domanda, penso che sia una tendenza che viene dal cinema, dalla televisione e dal mondo dei social. La semplificazione rende tutto più riconoscibile e digeribile al mercato. In mezzo a questi estremi esistono libri che riescono ancora a farci emozionare presentando anche l’amore in tutta la sua infinita complessità. Quindi per riassumere: ben vengano sia l’amore che il sesso sfrenato in tutte le loro forme e senza pregiudizi. Se però devono essere trattati in modo superficiale, allora meglio una sana e robusta coltellata.
D: Nel parlare dell’amore romantico hai citato un po’ di sano eros. Quali sono i protagonisti letterari che hai sempre pensato dovessero avere una storia clandestina? E quelli politici? Sì, insisto sulla politica perché mi diverto a stressarti.
F: Spariamo bello alto anche questa volta e andiamo su quello che da molti, me compreso, è considerato il più grande capolavoro letterario della storia. Lo cito volentieri perché a Firenze c’è stato un tempo in cui eravamo capaci di produrre personalità un po’ più interessanti di Matteo Renzi. Sto parlando di Dante Alighieri e della sua opera più significativa, la Commedia. Tutti parlano dell’amore puro e platonico tra Dante e Beatrice, eletta a guida del Poeta per il Paradiso. Si tratta però di un amore idealizzato e spirituale, privo di qualsiasi connotazione erotica. L’ammirazione profonda e sincera che invece Dante prova per il suo maestro, Virgilio, lascia immaginare qualcosa di più forte, qualcosa che richiama il rapporto dei grandi filosofi greci con i loro allievi. Se poi andate a spulciare il canto quindicesimo dell’Inferno, quello dei sodomiti, vi accorgerete che Dante e Virgilio a un certo punto spariscono in uno degli anfratti del girone. Mi fermo qui per non essere interdetto a vita dalla letteratura. Riguardo ai politici credo che ci fosse una storia tra Conte e la Azzolina, solo per spiegarmi in qualche modo la sua presenza in un ministero importante come quello dell’istruzione.
D: Cogliamo lo spunto dantesco e torniamo a parlare di letteratura. Quale opera letteraria vorresti avere scritto? E quale invece reputi così brutta e imbarazzante da non avere idea di come possa piacere al pubblico?
F: Ma sì, continuiamo questa manovra per restare sulle palle a tutti. Vorrei avere scritto Il processo di Kafka, senza alcun dubbio e senza bisogno di rifletterci. Ho invece l’imbarazzo della scelta tra i romanzi famosi e molto apprezzati dal grande pubblico che non sono riuscito a finire o che non mi hanno lasciato nulla. Molti appartengono ai cosiddetti grandi classici della tradizione americana. Tra tutti spicca nella mia classifica L’urlo e il furore di Faulkner.
D: Ci stiamo avvicinando alla conclusione. Perciò ci chiediamo: com’è Filippo nella vita quotidiana? Quali talenti ha, oltre a uno stacco di coscia lungo un chilometro che gli permette di fare i cento metri ostacoli in un nanosecondo schivando pure la pioggia?
F: Nella vita quotidiana sono un marito e un padre prima ancora di essere un ingegnere. Quando non scrivo e non leggo, mi piace cucinare e amo fare giochi di parole e combattimenti con mia figlia sedicenne. Mi diverto a trovare il lato comico delle cose per divertirsi con poco, ma so anche essere un discreto rompi coglioni con la mia intransigenza su certi temi quali musica, politica o religione. Quanto alla corsa cui facevi riferimento e che ricordo con enorme piacere perché mi riporta alla Fiera di Lucca, devo dirti che ho smesso ogni attività fisica. Avevo provato a rimettermi in gioco con il tennis, ma il Dio malvagio della pandemia mi ha negato anche questo piccolo svago.
D: Per finire, un’ultima domanda d’importanza vitale. Il gatto di Schrödinger è vivo o morto? E quello nel motore gatto-fetta imburrata a che punto svilupperà la nausea?
F: Ti ringrazio molto per questa domanda, che considero di gran lunga la più interessante di tutta l’intervista. Premesso che tutti si riempiono la bocca con questo famoso esperimento concettuale, ma quasi nessuno ci ha capito un’emerita cippa, il gatto di Schrödinger, al di là del fatto che sia vivo e morto in sovrapposizione di stati, perché così vuole la funzione di onda ψ prima del collasso provocato dall’osservatore, fluttua nella scatola a causa del moto vorticoso dei suoi testicoli. Quanto all’altro gatto divenuto famoso negli ultimi anni, mi duole rivelare che inizia a vomitare quasi subito dopo l’inizio della rotazione frenetica. Questo ha inevitabili ripercussioni sul momento d’inerzia del sistema che perde la sua stabilità e rallenta quindi fino a fermarsi. È questa la ragione per cui tale motore non è applicabile su scala industriale. Grazie a te Daniele per le tue domande e ai lettori per la perseveranza masochista che li ha portati a resistere fino alla fine.
D: E anche oggi siamo giunti alla fine di questa rubrica. L’appuntamento è per settimana prossima sugli stessi canali. Spero di vedervi ancora.
Un abbraccio.
Daniele Viaroli