Buongiorno oscuri, buon mercoledì.
La mia ospite di oggi è una new entry e siamo davvero felici che si sia aggiunta alla nostra famiglia editoriale.
Con lei ho parlato di buio, di silenzio, di caverne e luci alla fine dei tunnel, di determinazione, di dialogo e mistero.
Signore e signori, Therry Romano!
Therry, raccontaci il tuo sogno.
Ho sempre avuto sogni lunghi e complicati, ma il buio e la pesantezza di quello che mi ha ispirato Angel Down non lo avevo mai provato.
Mi sono ritrovata in una caverna molto ampia, ma della cui grandezza non mi rendevo conto perché sprofondata nel buio e silenzio totale. Non avvertivo nulla intorno a me, ma era come se quella oscurità pesasse un macigno. Ho ruotato tutto intorno e alla fine ho visto un bagliore, tenue e intermittente.
Mi sono incamminata in quella direzione, non so dire su cosa camminassi, sembrava sabbia granulosa. Sono arrivata dinanzi a una cancellata alta e scura, sembrava un cancello, ma non c’erano maniglie. Ho guardato intensamente la lucina davanti a me e ho intravisto un’ombra che si è mossa.
Mi sono spaventata, ho fatto un salto all’indietro con la mano al petto. Non riuscivo però a scappare, continuavo a fissare quella luce che appariva e scompariva. Ho chiesto: Chi sei? Senza ricevere però risposta. Ho udito un flebile sospiro e mi è sembrato che contenesse il peso di tutto il mondo. Ho allungato una mano nel buio e mi sono svegliata con il viso bagnato da lacrime.
Buio e silenzio sono due condizioni che creano spesso inquietudine nelle persone. Che rapporto hai con questi elementi?
Io adoro il buio, sono una creatura della notte: studio di notte, lavoro, creo, scrivo, tutto al buio. E dormo anche al buio, detesto qualsiasi spiraglio di luce. Il silenzio anche lo amo visto che mi aiuta a ‘sentire’ la mia testa e a dipanare i miei confusi pensieri.
Nella caverna ti muovi fino a trovare un flebile luce. Nella vita sei una persona che cerca?
Uh, sono una cercatrice fino all’eccesso. Non mi fermo mai alla prima risposta, anche se soddisfacente, ma la mia mente si pone sempre domande. È un metodo che uso molto nello scrivere, andare a fondo del tema che tratto, paragonare più fonti e poi lasciarmi trasportare dall’istinto. Ma anche nella vita reale, soprattutto con le persone che non conosco, cerco di non essere prevenuta, anche se a volte non ho una buona prima impressione. Cercare è soprattutto crescere e io sono alla costante ricerca di ciò che mi migliora.
E la determinazione come entra nella tua attività di scrittura?
È una caratteristica che ho ereditato da piccola. Avevo quattro anni e volevo disperatamente imparare a leggere e scrivere, ma mia sorella più grande mi snobbava. Così ho preso un libro e un quaderno e ho iniziato a ricopiare le lettere, a unirle e andavo dai grandi a chiedere che suono avessero. Tempo un mese ho imparato a leggere e scrivere da sola. Anche quando scrivo storie, entro nei personaggi, imprimo il mio carattere e testardaggine, così da vedere sviluppare la storia e capirne la validità e consistenza. Questo mi motiva ad andare avanti, anche quando i temi che tratto non sono sempre compresi da chi legge o acquista.
Nella scrittura c’è un equilibrio da mantenere tra la tensione a scrivere per se stessi o per gli altri, i lettori?
Assolutamente sì. È vero, si tende a scrivere ciò che piace, ci si affeziona a dei personaggi o si tende a minimizzare certe scene, ma quando si passa alla lettura e all’editing, occorre riflettere se scegliere la strada dell’autoreferenzialità o mettersi nei panni del lettore. Io, devo dire, ho poca scelta. I miei personaggi prendono in mano le loro storie e non so mai dove andranno a parare. Come dico spesso, sono una scribacchina che non fa altro che riportare su carta ciò che la mente crea. Dovessi scrivere per me, sarei tentata a fare una sceneggiatura, tutta dialoghi e qualche inquadratura del campo, ma devo costringermi a focalizzarmi sull’ambiente per far capire al lettore dove si trova. È faticoso, lo ammetto.
Questa tua ultima risposta mi porta a questa domanda: nella vita quanto è importante per te il dialogo?