Editando, la rubrica in cui gli autori DZ ci raccontano la loro esperienza di editing. Oggi è con noi Andrea Zanotti!
Editanto, gli autori DZ e l’editing
Ciao Andrea, andiamo dritti al punto: l’editing è croce o delizia?
L’editing è una grande occasione per crescere, sempre che si sia disposti a mettere in dubbio le proprie convinzioni e che dall’altra ci sia una persona preparata e intelligente, disposta a propria volta al dialogo. Quindi rispondo con un “sia croce che delizia”, a seconda. Oltre tutto ci troviamo in un periodo particolare, dove il politicamente corretto con le sue rigide gabbie di ipocrisia cerca di entrare e corrompere anche la piccola e media editoria, con censure e richieste più o meno strampalate, dal cambio in corsa del genere di un personaggio (a me è successo, e alla fine si è rivelata anche una scelta azzeccata nel caso specifico, con la trasformazione di un condottiero nanico in una gagliarda nana dal temperamento a dir poco burbero), all’eliminazione di vocaboli potenzialmente offensivi, non badando al contesto dell’ambientazione e alla credibilità della ricostruzione storica. Capita un po’ di tutto, bisogna essere pronti, ogni volta che si apre un file a trovarci i commenti più incredibili.
La tua scrittura è migliorata dopo questa esperienza o hai pensato di cambiare mestiere?
Quando il primo editor mi ha restituito il mio primo manoscritto, una decina di anni fa, ho pensato effettivamente che fosse meglio cercare un altro hobby. La mole di colori ed evidenziature era stordente. Un caleidoscopio tale da far venire il mal di testa. Errori ricorrenti, costruzioni delle frasi arzigogolate e barocco, uso massivo di aggettivi e avverbi e ancora pronomi possessivi a bizzeffe e POV gestiti sotto le influenze del Dio del Caos, ecc… non mancava nulla. Quindi sì, spero e credo la mia scrittura sia migliorata, dopo le lunghe ore trascorse a correggere e riscrivere intere sezioni di romanzo. L’effetto di quel primo editing è stato effettivamente dirompente, facendomi capire sino in fondo quanto la scrittura non sia composta di sola fantasia, ma di duro lavoro e di mille riletture.
Senza timore di incorrere nelle ire di tutti gli editor in ascolto, quali sono le caratteristiche di un buon editor?
Un buon editor deve essere pronto al dialogo, credo si giochi tutto lì. E non essere succube dalle ideologie imperanti, in tutti i settori, compresi i manuali di scrittura, perché di verità assolute ce ne sono ben poche in giro. Non dovrebbe essere ossessionato da regole auree, ma dovrebbe riuscire a focalizzarsi sul testo, vedere se quello “gira bene” e armoniosamente nel suo complesso. L’editor deve capire che quello che ha fra le mani è il cucciolo dello scrittore, così come questo deve fidarsi dell’editor nell’affidargli la propria creaturina. L’editor dovrà esser bravo a dimostrare che il lavoro svolto migliora il romanzo andando nel concreto, come spesso effettivamente accade, cosicché l’autore sarà più propenso a smontare le barricate erette per difendere l’intera costruzione, come se cambiandone una singola frase dovesse venir giù tutto. Un gioco di equilibri e fiducia. Insomma, non ci si può improvvisare editor e per riuscirci a dovere l’esperienza e la pazienza aiutano non poco.
Grazie Andrea!