Editando, la rubrica in cui gli autori DZ ci raccontano la loro esperienza di editing. Oggi è con noi Elia Pasolini!
Editanto, gli autori DZ e l’editing
Ciao Elia, andiamo dritti al punto: l’editing è croce o delizia?
Delizia… di quelle che arrivano a fine pasto, quando magari sei anche già pieno. Di quelle belle corpose, tutte zucchero, burro e uova, che all’inizio ti viene anche da pensare: “Mica ce la faccio a mangiarlo”. Poi lo assaggi. Il primo cucchiaio, il secondo. E te ne innamori, non ne puoi più fare a meno. Tipo il tiramisù, ecco.
La tua scrittura è migliorata dopo questa esperienza o hai pensato di cambiare mestiere?
Da scrittore esordiente sento forte un problema: la solitudine. Certo ci sono i tuoi lettori-cavia – santissimi! – ma nessuno di loro mi ha potuto insegnare come migliorare il mio romanzo. Non penso che la scrittura sia per forza un’azione solitaria; incontrare un editor mi ha permesso di trovare qualcuno che prendesse sul serio il mio progetto. Tanto sul serio da mostrarmi gli errori, senza buttare tutto all’aria. Quindi sì, credo che la mia scrittura sia migliorata. Poi, che “scrivere” sia il mio mestiere… di sicuro sono più carico di prima.
Senza timore di incorrere nelle ire di tutti gli editor all’ascolto, quali sono le caratteristiche di un buon editor?
Ben sapendo che scrivere banalità è il primo errore segnalato dagli editor (così come le frasi fatte)… sarò banale: il buon editor deve essere disponibile.
Che non vuol dire solo rispondere alle tue domande, o cercare di farti capire come migliorare, o non correggere nulla senza dartene il motivo. Deve essere disponibile a entrare nel tuo mondo con passi leggeri, a scendere con te nelle meccaniche della tua storia – che spesso neanche tu hai ben chiare – e lasciare un segno che sia allo stesso tempo invisibile e decisivo. Quindi il buon editor è disponibile, e un po’ equilibrista.
Grazie Elia!