Buon Mercoledì amici della zona oscura! Oggi sono qui con un nuovo focus… e già.
I libri da esplorare sono tanti e tante le sfumature di genere.
Dopo aver parlato di horror e di thriller, è il turno del Fantasy.
Pietro Tulipano – Il cavaliere nero
“Il cavaliere era coperto da un’armatura massiccia e brandiva una spada imponente; l’elmo celava il suo viso, e le fessure per gli occhi e la bocca non erano che tetre feritoie dietro le quali i lineamenti del volto restavano nascosti nell’ombra. I colori del pittore rendevano con la consueta efficacia l’effetto di quell’armatura che sembrava annullare ogni tonalità di luce e colore, sprofondando in un cupo nero simile al vuoto. L’oscurità circostante che faceva da sfondo ricordava una nebbia malsana fatta di morte, dalla quale la figura fuoriusciva come se vi fosse stata generata in un primordiale concepimento del male.”
Rob Himmel – Il tempo dei mezzosangue
La creatura affiorò dall’acqua e dispiegò le ali come se si stesse stiracchiando, ombreggiando l’intero Specchio del Cielo. Distese il collo massiccio verso la volta celeste, mostrandosi in tutto il suo splendore. Il dragone aveva un aspetto fiero, saggio e allo stesso tempo terrificante. Le zampe erano rivestite da possenti muscoli, soprattutto quelle posteriori, più grandi delle anteriori. Le ali si allargavano per un’apertura di circa cinquanta metri. Dalla testa fino alla punta della coda, s’irradiava una cresta regale. Allineate con il muso e passando sopra le orecchie, due corna d’argento si estendevano, simili a lunghi artigli, verso il dorso. Sotto il mento e attorno alla testa fuoriuscivano una serie di aculei d’osso. Gli occhi erano in argento, senza iride né pupilla; apparivano come vivido metallo fuso in una gemma preziosa. Il dragone irradiava potere, emanando antica sapienza mista a fine intelligenza.
Andrea de Angelis – Gli spiriti selvaggi
“Dall’ombra che circondava le colonne, fuoriuscì il possente Tricorno delle Montagne che osservò dall’alto il cacciatore incatenato e impotente. Le sue scaglie verdi, rosse e marroni, come le foglie sbocciate dell’acero montano, brillarono nella luce vibrante delle torce e i suoi occhi si mossero per scrutare ancora più a fondo nell’animo del cacciatore. Il muso era ricoperto di scaglie tranne sulla parte superiore del capo, da cui partiva una grande placca ossea che si diramava in tre corni rivolti verso il collo. Le squame che proteggevano il corpo andavano ingrandendosi in direzione del dorso fino a diventare anch’esse delle larghe placche che percorrevano tutta la schiena fino alla punta della coda. Le possenti ali verdastre accompagnavano i movimenti del rettile, rimanendo vicine ai fianchi, bilanciando l’imponente peso del corpo.”
-Marika Vangone