È il primo mercoledì del mese, ed editoriale sia!

Nello scorso articolo abbiamo ospitato Francesca Pace, direttore editoriale della Dark Zone Edizioni, ed è ovvio dedicare questo nuovo pezzo all’altra metà fondante di questo grande progetto editoriale: Valerio la Martire.

Valerio la Martire al Salone del Libro di Torino 2019

Valerio si è prestato al trattamento onirico completo e ci ha regalato un sogno.

Un sogno a quiz, un sogno con ascensore, un sogno che, come è nella sua natura, ci racconta davvero molto.

Non vi trattengo oltre, leggete un po’ cosa ci siamo detti.

Raccontaci il tuo sogno.

Sto prendendo l’ascensore del mio palazzo, anche se non so dove sto andando visto che abito al piano terra. Mentre sono nella cabina c’è questo programma televisivo trasmesso su uno schermo che è una specie di quiz a premi. Chiedono chi è la cantante inglese che canta Milk is my sugar e che assomiglia a Sinead O’Connor. La risposta è Skin, ovviamente, ma nessuno dei concorrenti sembra saperla. Frustrato per la loro stoltezza digito il nome Skin sulla pulsantiera dell’ascensore (che per qualche motivo ha le lettere al posto dei numeri), però digito male e scrivo SKIP. E l’ascensore parte verso l’alto quando io voglio stare al piano terra dove abito. E sale, sale sale. Premo il tasto ALT, ma non funziona. Allora mi dico, aspetterò il quarto piano e poi scenderò a piedi. Però supera il quarto piano e capisco che in verità non si fermerà per niente. Supera il quarto e arriva al sottotetto e so che se andrà oltre potrebbe finire male. Inizio a spaventarmi e cerco un modo per fermarlo. Così mi affaccio all’esterno e vedo i comandi che stanno nella cabina di controllo dell’ascensore sopra l’ultimo piano, un attimo prima del soffitto. Penso che se riesco a decifrare il codice sulla pulsantiera di controllo potrò prendere in mano la situazione e salvarmi. Ma se tiro fuori le mani per armeggiare e sbaglio allora mi si taglieranno via. E sono combattuto tra la paura di perdere le mani e la certezza di andare a sbattere al soffitto perché l’ascensore non si fermerà. Mi sveglio con questo doppio film in testa: da una parte le mani tagliate che sono cadute nella cabina dell’ascensore e dall’altra l’ascensore che si schianta sul soffitto, lo sfonda e va oltre.

Partiamo da questo elemento del quiz in ascensore. Viene posta una domanda, per te semplice, cui nessuno risponde. Nella vita reale, cosa sembra mettere in difficoltà le persone che invece a te risulta evidente?

Spesso mi arrabbio con i miei amici e conoscenti perché si lamentano della loro vita. E mi arrabbio non perché si trovano in condizioni che non ritengo brutte o dalle quali sarebbe bello tirarsi fuori, mi arrabbio perché in quelle situazioni ci si sono messi da soli. Rapporti sentimentali infelici, lavori che non li fanno sentire realizzati, sogni lasciati a marcire nel cassetto. Mi arrabbio perché mi sembra evidente che l’unica risposta sia: tirati fuori da quella situazione così come ti ci sei infilato, perché se anche ti farà male cambiare la tua vita, ti farà di sicuro meno male che rimanere bloccato in questa situazione. Spesso mi rispondono che io semplifico troppo le cose e che su situazioni delicate arrivo con l’accetta. Io ho l’impressione che alle persone piaccia complicarsi la vita e che ci si perda nella ricerca di dettagli del tutto insignificanti.

Questo tema del cambiamento torna anche nel sogno che hai raccontato. L’ascensore è un mezzo utilizzato per andare da un punto a un altro. Uno spostamento che può essere verso l’alto o verso il basso. E’ un mezzo che richiama a un cambiamento interiore, visto che si trova all’interno di un edificio. Sul display digiti la parola SKIP. Che salto stai compiendo nella tua vita?

Di salti ultimamente ne ho compiuti tanti. Lasciare un lavoro a tempo indeterminato che mi piaceva e che mi faceva sentire realizzato per mettermi a fare lo scrittore; imbarcarmi in un tanti nuovi progetti letterari di cui uno in collaborazione con una grande ONG per portare la testimonianza di un’emergenza umanitaria; lanciarmi all’inseguimento di fiere ed eventi in tutta Italia e cominciare a guardare oltre confine con traduzioni e possibili collaborazioni all’estero. Forse il prossimo salto sarà fermarmi per un po’ e fare il punto della situazione. Magari solo il tempo per raddrizzare la barra del timone e ripartire un attimo dopo!

Se restiamo con questa interpretazione, l’ascensore sale velocemente e non sembra volersi fermare, tanto che le alternative comportano comunque un danno per te. Ti stai muovendo troppo velocemente?

Penso di sì. Penso di muovermi molto velocemente negli ultimi anni, ma non penso di volermi fermare per ora. Nel senso che magari andare oltre quel tetto dopo il quarto piano è proprio quello che voglio, non lo so.
Prima di rinunciare a qualcosa vorrei poter dire di averlo toccato, magari mi preoccuperò di scendere o di bendarmi la testa dopo che avrò raggiunto e (magari) sfondato quel soffitto!

Il tema delle mani tagliate mi ricorda la storia della Fanciulla senza mani. Non so se la conosci. Te ne riassumo solo il primo pezzo: Un mugnaio, in seguito a un raggiro, promette al Diavolo la propria figlia. Quando il Demone si presenta a riscuotere il bottino, la figlia del mugnaio si fa trovare pronta, ma è protetta dal candore delle proprie mani. Allora il Diavolo chiede che le sia tolta l’acqua, così non potrà lavarsi le mani, ma lei piange e così le mani si purificano nuovamente e lei non può essere trascinata via. A quel punto il Demonio chiede al padre di mozzarle le mani, altrimenti egli stesso sarà dannato. Il mugnaio va dalla figlia e la obbliga a una scelta. Lei sceglie di farsi tagliale le mani e di liberare il padre. Qual è l’elemento di purezza che saresti disponibile a mettere in gioco per salvare te stesso, qualcosa, o qualcuno?

Non conoscevo questa storia, è terribile!

Come quasi tutte le fiabe che non siano passate sotto il lavaggio dei Grimm o della Disney!

Hai ragione.

Ho difficoltà a trovare elementi di “purezza” così chiari in me. Potrei dire: etica, onestà e trasparenza. Però sono un po’ banali. Forse la cosa che trovo più pura in me è la volontà di fare in modo che le mie azioni, ciò che faccio, possano migliorare le cose per gli altri. Detto questo, sarebbe un bell’ossimoro rinunciarvi per il benessere degli altri. Oppure proprio la loro massima realizzazione!

Questi elementi di purezza li ritroviamo anche in ciò che scrivi? Nei tuoi personaggi?

Sì… non mi piace dire che metto me stesso in ciò che scrivo e lavoro moltissimo per fare in modo che nessuno dei miei personaggi mi rispecchi o porti in sé miei elementi, però rimane il fatto che tutti i miei libri parlano di temi che mi sono cari.
L’autodeterminazione, la multiculturalità, i diritti umani, il rispetto delle diversità, l’integrazione sociale.
sono un po’ noioso mi sa.

In un’altra parte del tuo sogno sei alle prese con un codice che, se decifrato, ti permetterà di fermare la folle corsa dell’ascensore. Nei momenti di difficoltà ti capita di farlo? Provare a decifrare il codice nascosto dietro un problema per risolverlo?

Sì, moltissimo. Cerco di avere sempre un approccio molto analitico alle situazioni, anche in quelle emotive. Non sempre ci riesco, però è un tentativo che faccio sempre quello di smontare i problemi e cercare di capire come ricomporre i pezzi per disinnescare la bomba. È una di quelle cose che sia che funzioni, che non funzioni, ti rende un po’ insopportabile agli altri. Un po’ troppo freddo e macchinoso, ecco.

E fai mai sintesi?

Sintesi delle cose che mi capitano per vedere se si possono semplificare? Non molto direi… sono tanto sintetico nei miei libri quanto amante della complessità nella vita reale. Quindi sintesi che semplifichi, no.

O sintesi intesa come componimento di tutti gli elementi per vedere se ne esce qualcosa di completamente nuovo.

Una sintesi che possa essere componimento di qualcosa di nuovo..

No, forse è un approccio che ancora non sono capace di mettere in atto, però ci penserò la prossima volta che avrò un problema!

Dalla nostra conversazione emergono le caratteristiche della tua bella testa, con grandi spazi di razionalità. Come interagiscono mente e creatività?

Grazie!
Loro fanno a botte come due fratelli e si vogliono un gran bene.
Si pestano i piedi e scalpitano per vincere più spazio e più tempo, di fatto poi si aiutano molto quando l’altro è a terra.
Quando scrivo un libro è sempre altalenante la mia mente. Da una parte sfrutta la razionalità per sopperire ai momenti di poca creatività, progettando, rimettendo in ordine, pulendo i testi e dando uno sprone alla disciplina che serve a scrivere tante pagine.
Dall’altra la creatività senza freni emerge tanto quando sono confuso, fuori fase, sfocato quasi. Nascono idee, frammenti di dialogo, immagini di combattimento o emozioni che un po’ alla volta prendono forma.
Quando razionalità e creatività decidono di collaborare allo stesso momento, beh, è il momento magico in cui chiudo qualsiasi altra attività e raccolgo tutto quello che posso, così da poter vivere di rendita per le settimane successive!

Lo scambio con Valerio è stato ricco, spero sia piaciuto anche voi.

Non mi resta che darvi appuntamento al mese prossimo.

Daisy Franchetto