Bentornati, miei cari lettori.
La settimana scorsa vi ho introdotto in questa mia nuova rubrica “Parole su tela”, frutto del connubio tra due delle mie più potenti passioni: l’arte e la letteratura.
Vi ho accennato che i primi quattro confronti di questo appuntamento sarebbero stati dedicati all’amore e quindi di amore andremo a parlare.
Le opere protagoniste di quest’oggi sono lo scritto di Silvia Gaiart, La vita nei tuoi occhi, e l’opera pittorica che ha accompagnato nel mio immaginario l’intero percorso di lettura: L’abbraccio di Egon Shiele.
La vita è come un dado, ha diverse facce, ognuna diversa dalle altre. Noi giocatori d’azzardo improvvisati non possiamo far altro che lanciare e sperare che la sorte scelga per noi la faccia migliore del dado, quella che ci farà vincere la partita con il destino o che quanto meno ci faccia soffrire il meno possibile. Purtroppo, però, capita che sia il fato a vincere e così cade sul tavolo la faccia peggiore, quella che ci farà provare il dolore della sconfitta e della perdita.
Mia e Sam, i protagonisti di La vita nei tuoi occhi la partita con il destino l’hanno persa, il dado è caduto sulla faccia più bassa e ha tolto loro una una parte del loro stesso cuore.
Due cuori spezzati da un dolore insostenibile, due ragazzi a cui è stata sottratta una parte di loro stessi. Due giovani che hanno perso l’amore di un amico, un fratello, un complice, due ragazzi che altro non possono fare, se non rassegnarsi a un’esistenza privata di una parte fondamentale della loro anima e lasciarsi cadere nel buio profondo del dolore.
Ma l’amore, si sa, ha tante forme e spesso, dopo averti sgretolato in mille pezzi, si ripresenta vestendo abiti diversi, indossando un volto nuovo e rimette insieme i frammenti di noi, sparsi sul pavimento, rendendoci più fragili sì, ma anche estremamente più belli.
L’abbraccio di Egon Shiele ci mostra tutta la forza del potere salvifico dell’amore.
A parlare sono i corpi dei due amanti, stretti in un abbraccio tenero e malinconico in cui traspare una profonda dolcezza e inquietudine.
Questi corpi dalle linee affilate e taglienti e dai colori invece delicati e morbidi, raffigurano un misto di tenerezza e di forza, indice di uno stato d’animo in bilico tra la voglia di lasciarsi sopraffare dalla dolcezza dell’amore e la paura di perdersi e di annegare ancora una volta, nella profondità del dolore.
La donna è presentata frontalmente, mentre l’uomo di schiena la abbraccia, la stringe come se avesse paura di perderla o temesse di essere separato da colei che rappresenta sicurezza, rifugio e comprensione. Un abbraccio che lascia trasparire quanto la gioia possa essere minata dalla sofferenza.
Così come i due amanti di Schiele, Sam e Mia, si aggrappano l’uno all’altro per superare insieme il dolore straziante di una perdita inaspettata e crudele, per uscire dall’oblio e poter rincominciare a vivere. Stretti in un abbraccio dal sapore inquieto, in grado di rimettere insieme i pezzi di due cuori in frantumi, ma anche di provocare rabbia, di suscitare paura per un futuro che non sa cosa possa riservare e che potrebbe strappare di nuovo dalla loro stretta, quel piccolo frammento di serenità, di sicurezza, di luce, che a fatica stanno cercando di proteggere.
I loro volti sono raffigurati vicini, i loro corpi invece sono distanti, separati dal peso dei sensi di colpa, dalla paura, dalla sofferenza.
Come se amare fosse un peccato imperdonabile, come se vivere fosse uno sbaglio
Silvia, così come Schiele, ci accompagna a osservare da vicino le emozioni dei suoi protagonisti, lascia che siano loro a raccontarsi e a mostrarci la parte più nascosta, più intima più fragile, dei sentimenti che li accompagnano.
Mostrandoceli vicini, eppure così distanti, uniti e nel contempo divisi dal dolore.
Come se amare fosse un errore, come se provare di nuovo a vivere fosse una colpa.
Se esiste al mondo una forza capace di guarire l’anima, questa è senza dubbio l’amore e ad avere il sopravvento in queste due opere non è solo il dolore, ma anche e soprattutto, la speranza che quest’ultimo possa con il tempo divenire solo un lontano ricordo. La speranza che un abbraccio disperato, possa ricucire le ferite del passato, rendendoci più fragili si, ma anche estremamente più belli.
Vi aspetto giovedì prossimo con un altro raffronto che avrà come protagonista Il respiro del fiume di Carlo Vicenzi.
Un abbraccio
Elena