Daniele: Bentornati al consueto appuntamento del Lunedì con le fantasmagoriche interviste scemiserie. Quest’oggi avremo con noi l’indiscusso signore delle tenebre, colui che quando cammina tra i mortali è accompagnato dalla marcia imperiale, l’uomo in grado di dividere le folle persino al Lucca Games. Ho il piacere e l’ardire di presentarvi… Pietro Tulipano.
Daniele: Benvenuto Pietro e ben arrivato alla nostra rubrica del lunedì. Come ti senti? Tutto bene? Pronto a essere torturato da visioni orribili e incubi letali? Bene, andiamo a incominciare. Parliamo un po’ dei tuoi libri, in particolare del Cavaliere Nero (Cui qualcuno sostiene che non gli vada rotto il…). Come ti è venuta l’idea di mettere al centro una figura tanto controversa?
Pietro: Buongiorno e grazie. Prima di tutto devo confessare che, all’epoca in cui scrissi il libro, ero forse l’unico essere vivente sul pianeta a non conoscere la barzelletta di Proietti. Chissà se in caso contrario lo avrei intitolato così ugualmente…
Detto questo, Il Cavaliere Nero (a cui comunque non va assolutamente rotto il…) nella mia storia è una figura altamente simbolica, un’archetipica incarnazione del male anche abbastanza classica se vogliamo. Quello che ho voluto sottolineare e indagare più di tutto, è il rapporto che si instaura tra il protagonista e questa figura così negativa. In tal senso, Il Cavaliere Nero diventa il simbolo quasi di una malattia, tanto del corpo quanto soprattutto della mente del personaggio, un veleno che lo consuma e lo logora progressivamente.
D: Ragionando sui simboli e il veleno, pensi che il lato oscuro di un personaggio, sia per forza negativo? Alcune persone nascondono semplicemente cose imbarazzanti o che non vogliono far sapere gli altri. Credi sia sempre il lato più brutto a essere tenuto nascosto?
P: Bellissima domanda! A ben pensare, no. Il lato oscuro non è per forza negativo. Bisognerebbe poi stabilire anche negativo per chi, o in che senso… se prendiamo Tolkien e la parabola che incarna Gollum, vediamo per esempio come un personaggio decisamente negativo, che agisce perseguendo il male, finisca per contribuire a salvare il mondo. In questo caso abbiamo un personaggio con un lato oscuro decisamente negativo che compie il bene, pur non volendo. Quindi esiste un lato oscuro negativo con funzione positiva. Così come un lato oscuro con funzione negativa.
Poi ci sono molti personaggi – ma anche persone reali – che per un’infinità di ragioni possono tendere a tenere nascosto invece il loro lato migliore: magari quello dolce e romantico, o quello più giocoso o altro ancora. Forse lo fanno per un condizionamento sociale, o forse per semplice temperamento e riservatezza.
D: Parliamo un po’ di vita e morte. Secondo te, è meglio vivere un’esistenza dannata e redimersi all’ultimo momento oppure condurre un’esistenza felice e poi cedere all’ultimo istante?
P: Da un punto di vista prettamente utilitaristico, si potrebbe dire che sia meglio vivere tutta una vita felice con un attimo di dannazione finale, piuttosto che il contrario. Però bisogna ammettere anche che la prima ipotesi è forse più poetica, soprattutto quando per redimerti scaraventi quel vecchio decrepito spara-saette dell’imperatore nel reattore della Morte Nera, salvando tuo figlio e tutta la galassia!
D: Rimanendo sul tema, spesso chi si redime all’ultimo va incontro a una fine lirica. Quale pensi sia la giusta punizione per un Cavaliere Nero (Che poi, perché proprio nero? Non poteva essere… che so… rosso? O blu? Ecco blu sarebbe suonato meno razzista)? Essere rinchiuso a vita nella propria armatura? Venire quasi arso vivo su un pianeta infuocato? Oppure semplicemente dover fare i conti con la propria parte peggiore e con gli atti iniqui di cui si è macchiato?
P: In effetti la questione del colore è proprio il massimo del cliché… cliché che però sono anche degli archetipi (guarda un po’ come basti cambiare un termine per fare subito figo), e in quanto archetipi si rifanno a tutta una tradizione di valori e simboli che si portano dietro. Ammettiamolo, avrebbe avuto lo stesso effetto, che so… un Cavaliere Lilla?
Per quanto riguarda la punizione, credo sia l’ultima ipotesi che hai fatto. Fare i conti con se stesso ma anche scoprire che, raggiunto un certo limite, ti condanni da solo al tuo destino privandoti della redenzione che nessuno sarà più disposto ad accordarti.
D: Domanda estemporanea, ma che mi è stata suggerita dai fan e dalle tue risposte precedenti. Te sei un grande appassionato di Star Wars. Quanto c’è di quella saga nei tuoi lavori? Ma soprattutto, cosa ne pensi della teoria del complotto secondo cui Jar Jar è un Sith?
P: In realtà, nei lavori che ho fatto finora, credo ci sia molto poco di Star Wars. O almeno non mi sono mai consapevolmente ispirato alla saga. Al massimo si possono ritrovare alcune situazioni nella struttura della trama, come il viaggio dell’eroe, però non sono proprio esclusive di Star Wars.
Jar Jar Sith? Perché no? Ma come signore del male resta comunque un principiante rispetto a Topolino!
D: In effetti la Disney ha costruito una tirannide economica mica male. E colgo il topo al balzo per passare all’attualità con un tema su cui l’essere dalle grandi orecchie ha insistito notevolmente. Cosa ne pensi della polemica che imperversa negli ultimi tempi sulla censura? Credi che sia giusto concedere l’assoluta libertà di parola o sia necessario un patentino che attesti la competenza di una persona in un determinato ambito?
P: Aaaah! Che questione spinosa! Ammettilo, me lo hai chiesto apposta per vedermi subissato dalle critiche! Dai, sarò serio e sincero. Prima di tutto credo che si faccia un po’ di confusione tra l’essere liberi di esprimersi come meglio si crede e il sentirsi autorizzati a farlo in ogni caso. Cioè, se in una giornata in cui mi gira particolarmente male un tizio mi ferma per chiedermi l’ora e io lo mando a cagare… beh… sono anche libero di farlo, ma forse non sarebbe stato il caso. Tutto ciò per dire che non amo gli appelli alla libertà giusto per avere un patentino di maleducazione. In questo senso mi ha colpito un’intervista di Gaber, in cui spiazzò tutti dicendo «Sento un grande bisogno della censura! Specialmente della censura delle volgarità».
Per quanto riguarda la competenza, non è forse indispensabile quando si sta facendo una discussione tranquilla, uno scambio di opinioni senza troppe pretese. Basta però che la cosa si faccia un minimo più seria, basta che qualcuno dica il fatidico «È così!» che allora deve dimostrare come e perché, citare studi, ricerche, fonti, che possano quantomeno dimostrare la sua tesi (renderla incontrovertibile è quasi impossibile, esistono sempre anche prove contrarie).
In fondo, sono un fan del detto di Harlan Ellison: «Non hai diritto alla tua opinione. Hai diritto alla tua opinione informata. Nessuno ha il diritto di essere ignorante». Anche perché, diciamolo anche a noi stessi, che valore avrebbe un’opinione campata per aria?
D: So che non dovrei dirlo, ma mi trovi molto d’accordo. Per evitare altre polemiche come Neo coi proiettili, torniamo a parlare di una tematica cara un po’ a tutti: l’ammmore (aumentare il numero di m a seconda di quanto ci credete). Nel tuo Cavaliere Nero, c’è un amore forte, determinato e molto maturo che tuttavia passa in secondo piano agli occhi del lettore. Come credi che sia la relazione ideale?
P: Penso che la vera chiave di una relazione siano la complicità e la complementarietà.
Spesso si sente parlare della persona “perfetta” o “ideale” come partner. È evidente che ci si sta prendendo in giro. La persona perfetta non esiste, ognuno ha i suoi pregi e i suoi difetti ed è qui che entra in gioco la complementarietà. Bisogna trovare qualcuno con cui ci si possa incastrare al meglio, come le tessere di un puzzle, e già questo richiede un del lavoro di assestamento. Io credo che solo su questa base si possa poi costruire la complicità vera e duratura.
D: Davvero una risposta interessante. Legata a questa domanda, di rito, c’è quella più amata dai lettori di hentai di tutto il globo terracqueo. Hai mai pensato d’inserire qualche scena hot in un tuo libro? Credi che, in generale, il sesso possa aggiungere qualcosa alla natura di un personaggio?
P: Qualche volta ci ho pensato, ma non sono affatto certo del risultato… per quanto riguarda la natura del personaggio, non credo. A meno che il personaggio non abbia qualcosa di assolutamente specifico e particolare che concerne l’atto sessuale, non penso che possa aggiungere qualcosa alla sua natura agli occhi di chi legge. Almeno, da lettore ho spesso trovato scene di sesso che non aggiungevano molto.
Quello che invece possono fare, ovviamente, è descrivere piuttosto il tipo di rapporto che intercorre o che si sta instaurando tra i personaggi in questione.
D: Dopo i bassi istinti, che ti sfiorano da lontano dato che sei alto centordici metri, parliamo di qualcosa di aulico: la letteratura. Ma voglio discuterne con te con un taglio alla Dickens. Qual è il tuo autore passato preferito? E quello presente? Cosa credi debba avere quello futuro in più dei predecessori?
P: Sull’autore passato vado in crisi. Sono così tanti i grandi della storia, ognuno con le proprie opere sensazionali… però il libro più importante per me è stato senz’altro Moby Dick, quindi a Melville spetta una menzione di merito. Per il presente, non ho un autore preferito, anche se ultimamente mi sto appassionando ai thriller di Jo Nesbo. Cosa dovrebbe avere un autore futuro? Da contemporaneo è difficile stabilirlo, bisognerebbe sapere ciò di cui ci sarà bisogno in futuro. Personalmente, soffro un po’ la tendenza per cui la letteratura debba intrattenere e basta. Ho notato che ormai c’è una certa insofferenza per i testi che hanno una morale troppo marcata perché sembra, appunto, che ci vogliano fare la morale. Io non mi sono mai trovato troppo a mio agio con la pura fiction, anche nel mondo del cinema. Se qualcosa ha il puro scopo di intrattenere, senza ispirare delle riflessioni un po’ impegnative, raramente mi colpisce più di tanto. O comunque non resta come qualcosa che ricorderò particolarmente. Se fosse per me, credo gli consiglierei di recuperare la dose di ragionamento di cui gli scritti del passato sono intrisi, condannandolo sicuramente all’insuccesso totale.
D: Mi trovi estremamente d’accordo e vorrei approfondire questo punto, ma ahimé ci avviamo alla conclusione. Ti va di raccontarci un po’ com’è Pietro al di fuori dei libri, dietro la sua maschera da Darth Vader? So che sei un grande amante dei cani. Narraci un po’.
P: Eh, ho un bel po’ di storie strappalacrime legate ai cani. Il primo cane importante della mia vita l’ho incontrato in montagna da bambino. Un labrador nero di un’amica di famiglia che in realtà voleva darlo via perché era troppo impegnativo. Una volta scappò di casa finendo nel nostro giardino e lì è nato l’amore. Abbiamo iniziato un coaffidamento: lei lo teneva in settimana e io il venerdì e il week end, salivo sempre dopo la scuola per andare lì a tenerlo. La cosa è durata tre o quattro anni, fino alla fine.
Poi è arrivata Smilla, un labrador bianco che mia madre si convinse a prendere anche dopo l’esperienza col cane precedente. I miei avevano capito che quello del cane non era solo un capriccio, infatti per quasi 11 anni siamo stati inseparabili, spesso la portavo fuori con me anche quando uscivo con gli amici. Poi l’ho accudita meglio che ho potuto quando il tumore ha cominciato a divorarla, ma su questo ultimo capitolo non sono privo di rimpianti.
Ora curo saltuariamente il cane di mia sorella e lo tengo quando lei ha bisogno, è un allegro briccone!
D: Ultimissima domanda. È nato prima l’universo o la materia?
P: Questa è facile facile: se è la materia, spero almeno che sia una di quelle in cui andavo bene…
D: Che viste le risposte precedenti saranno più o meno tutte. E con questa ultima risposta, salutiamo il nostro ospite odierno. Un grazie infinito a Pietro per le sue interessantissime risposte e per la simpatia con cui si è prestato alle mie torture. Un saluto immenso a tutti voi lettori e ci sentiamo lunedì prossimo per un doppio colpo.
A presto.
Un abbraccio.
E ricordate… al Cavaliere Nero e al Pietro Tulipano non je dovete romper er…