Editando, la rubrica in cui gli autori DZ ci raccontano la loro esperienza di editing. Oggi è con noi Therry Romano!
Editanto, gli autori DZ e l’editing
Ciao Therry, andiamo dritti al punto: l’editing è croce o delizia?
Arrrghhhh, perché mi volete così male?
Ammetto che detesto abbastanza l’editing, come quando a scuola la prof riportava i compiti in classe corretti per la valutazione. Ogni volta, un mal di pancia assurdo, ansia, sudorazione eccessiva, mal di gola, ma soprattutto tachicardia. E anche se il danno non era eccessivo, quei segni rossi pesavano come macigni.
Per l’editing è lo stesso: apro il file, con i tremori, scorro velocemente per trovare i segni di correzione e sospiro se dopo due pagine ancora non ce ne sono.
Ma bastar**, eccoli lì che appaiono poco dopo e sono centinaia!
Nooo, ma io voglio morire! Davvero!
La tua scrittura è migliorata dopo questa esperienza o hai pensato di cambiare mestiere?
Nonostante la premessa, ammetto che sono esperienze che mi hanno fatto bene, hanno cambiato la prospettiva di vedere un testo, ho compreso che ci sono concetti che si possono esprimere in maniera diversa, che posso usare poche parole invece delle frasi arzigogolate come ho sempre fatto. Molte volte, lo confesso, ho pensato di bruciare il manoscritto, salvo poi sgridarmi da sola, perché, se qualcuno si era preso la briga di leggere le mie follie mentali e le aveva pure corrette, allora qualcosa di buono c’era ancora.
Così ho cambiato registro, mi sono messa a studiare i vari colori…
No, cioè, voglio dire, non bastano i segni rossi di errori, il mio editor ne usa addirittura 5.
CINQUE!
Vogliamo parlarne??! (e se vede due punti interrogativi e quello esclamativo, me li segna in rosso anche questi!)
Senza timore di incorrere nelle ire di tutti gli editor all’ascolto, quali sono le caratteristiche di un buon editor?
Un buon editor? Perché ce ne sono? ahahahah
Scherzi a parte (lo so, è un luogo comune e pure stra-usato ahahhah!) credo di aver avuto la fortuna di incontrare degli editor che sanno fare il loro lavoro e che mi hanno offerto non solo correzioni e consigli, ma anche una spalla su cui piangere.
Perché sembra strano, ma un autore deve pur piangere su tutto il testo cancellato, versare la dovuta lacrimuccia di autocommiserazione, per poi riprendere a far sul serio il suo lavoro.
E io li ho trovati, comprensivi, competenti, con la mia medesima umanità nel mettersi nei panni del personaggio di turno e dirmi cosa voleva fare.
Un buon editor legge il tuo testo, lo mastica, lo sputa e te lo serve su un piatto d’argento, dicendoti: “Adesso vedi di farne qualcosa di buono!”
Meglio di così, cosa si vuole?
Vi racconto cosa è capitato con il mio ultimo libro, Unsung Angel.
Dopo 2/3 di libro, in cui sembrava che la storia andasse bene, mi vedo un appunto in cui mi si dice:
“Come già detto in altre note, stiamo parlando di creature millenarie, con poteri incommensurabili. Trovo poco realistico che si facciano i dispettucci e si prendano in giro come liceali” (ndr. Si parla di arcangeli e demoni)
Ma come? Avevo scritto un urban fantasy proprio per sfogarmi su creature millenarie e farle diventare un po’ più umane, con tutte le loro bassezze, e mi si riprende proprio su questo?
Mumble, mumble! Devo ragionarci sopra e, soprattutto, sbollire la frustrazione.
Ci ho messo una settimana!
Ho rimuginato a lungo, non riuscivo a trovare una soluzione perché mi piacevano così e non intendevo cambiarli.
Ma…
E quel maledetto ‘ma’ ha aperto la porta della contrattazione.
Se qualcuno li trovava puerili, forse, tanto fighi non lo erano sul serio.
Ho dovuto trovare il mio ‘punto di fuga’ come si suol dire in campo cinematografico, ossia salvare il mio progetto, ma dando una dimensione più reale al mio libro.
L’ho trovata, l’ho comunicata e mi è stata approvata.
E lì ho capito che il mio libro diventava ‘bello’, professionale, un progetto reale.
Ci sono riuscita?
Be’, Unsung Angel è in uscita e lo potrete giudicare solo voi!
Grazie Therry!