Editando, la rubrica in cui gli autori DZ ci raccontano la loro esperienza di editing. Oggi è con noi Filippo Mammoli!
Editanto, gli autori DZ e l’editing – Filippo Mammoli
Ciao Filippo, andiamo dritti al punto: l’editing è croce o delizia?
Data la mia scarsa frequentazione dei luoghi dove di norma le croci sono esposte, preferirei non menzionarle affatto. A parte lo scoramento iniziale, inevitabile, mi piace intervenire su quello che ho scritto per migliorarlo seguendo i consigli di un esperto. Piccolo aneddoto riguardante lo scoramento iniziale. Dopo che il mio primo romanzo era stato accettato perché era ‘molto piaciuto’, ricevetti il file con le note e i commenti dell’editor. Lo chiamai e, dopo una colorita espressione di disappunto tipica di noi toscani, gli feci notare che non si salvava quasi nulla. Menomale che era piaciuto…
Alla fine dell’editing però ero esaltato dal miglioramento apportato al romanzo nel suo complesso.
La tua scrittura è migliorata dopo questa esperienza o hai pensato di cambiare mestiere?
No, per fortuna non ho mai pensato di cambiare mestiere, l’ingegnere mi si addice troppo e ormai è tardi per imparare qualcos’altro.
La mia scrittura è migliorata in modo evidente e credo di aver fatto miei molti degli insegnamenti di Stefano Mancini. La prima stesura non sarà mai perfetta, ma alcuni errori capitano più di rado e la struttura nel suo insieme credo sia migliorata in modo apprezzabile.
Senza timore di incorrere nelle ire di tutti gli editor all’ascolto, quali sono le caratteristiche di un buon editor?
Penso sia molto semplice delineare l’editor perfetto.
Prima di tutto deve essere molto preparato e conoscere i vari generi letterari. Meglio se è un autore lui stesso.
Seconda di poi non deve aver paura a entrare nella storia e suggerire modifiche che possono anche risultare pesanti. Infine deve essere rispettoso dello stile e della prosa dell’autore. Deve guidare l’autore sulla strada che ha disegnato con la sua storia, aiutandolo a non sbandare e coprendo le buche disseminate qua e là, senza perdere la voce propria di chi quella storia l’ha pensata e messa su carta. Questo presuppone che l’editor non sia presuntuoso e sia aperto al dialogo, fermo restando che i suoi consigli non sono dati a caso.
Grazie Filippo!
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